A DIFESA DELLA FIABA
C’è un posto, nel mondo web, che mi piace. E’ un posto in cui si dà la caccia ai ladri di favole, a bordo di una forchetta. Si insegue chi si appropria indebitamente dei racconti, chi li sminuisce e li banalizza.
C’è un posto, nel mondo web, in cui le fiabe vengono tutelate, dopo essere state inventate, accarezzate… lasciate libere di seminare messaggi buoni, di alimentare menti briose, di reinventare l’istruzione.
Custode e Difensore e Fiabista è Tiziana Bruno, autrice, insegnante e sociologa campana che ci accoglie con queste parole: la narrazione è la via privilegiata che può condurci al contatto con la nostra realtà interiore e alla scoperta del mondo. Perché il racconto nasce dal desiderio di scoprire il significato e il valore dell’esistenza. Permette di vedere la realtà senza essere sottomessi ad un unico punto di vista. Per questo non dobbiamo permettere che qualcuno ci derubi del racconto o lo banalizzi. Iniziamo, dunque, la caccia ai ladri di favole per riprenderci la nostra libertà!
Ha uno sguardo tenero Tiziana, il sorriso di chi ha un cuore bambino, il pensiero di chi vola alto… ci piace il suo essere “guerriera”, eroina di fiabe e narrazioni creative, difensora dei diritti delle storie!!!! Eccola Tiziana, per noi di mondodiluna.it
Chi è Rosa Tiziana Bruno?
Una donna che si diverte a giocare con la propria creatività. Sì, perché la creatività serve innanzitutto per giocare, poi per essere felici. Ma forse felicità e gioco sono la stessa cosa.
Chi era Rosa Tiziana Bruno da bambina?
Una grande curiosa. Ponevo spesso domande, soprattutto a mia madre. E ad ogni risposta avevo già pronta la prossima domanda. Provavo interesse per tutto ciò che avevo intorno. Ero capace di restare ore intere ad osservare l’andirivieni delle formiche, per esempio, per scoprire cosa facevano e dove andavano.
Perché hai scelto di fare la scrittrice? E perché farlo proprio per i bambini o per chi si occupa di loro?
Ho il sospetto che sia stata la scrittura a scegliere me. Ogni volta che scrivo qualcosa ho la sensazione che la storia che invento in realtà esisteva già da qualche parte dell’universo, perduta chissà dove, in attesa di prendere vita. Bizzarramente, mi piace credere che sia così per ogni creazione artistica, dalla pittura alla musica, dalla scultura alla fotografia. Non sono certa di scrivere per i bambini, nel senso che quello che scrivo è rivolto a tutti. Le fiabe sono storie senza età. E’ un po’ diverso per le ricerche sociologiche o per gli studi di didattica che conduco, ma anche nel campo della ricerca, a ben vedere, i concetti potrebbero essere espressi in modo tale da arrivare dritti al bambino.
A chi ti sei ispirata, o meglio, chi è il tuo favoliere preferito e perché?
Ogni volta che mi chiedono quale sia il mio libro preferito, il film preferito, la canzone preferita, l’autore preferito, entro in crisi perché non ho nessun “preferito”. Preferisco leggere, ascoltare, osservare, tutto qui. A volte, di rado in verità, leggo anche cose che ritengo scritte male o prive di un contenuto interessante, perché perfino le cose sciocche riescono ad incuriosirmi. Ad ogni modo, provo a fare tre nomi: Collodi, Carroll, Andersen. Oltre al bravissimo Rodari, ovviamente.
Ladri di favole è un progetto e il titolo di un tuo libro: di cosa si tratta? Rubare le favole a chi e per chi?
Ladri di favole è il primo libro che ho pubblicato, un romanzo per bambini diviso in sei capitoli, scaturito da un racconto premiato dall’International Peace Bureaux nel 2005. E’ la storia di una bambina testarda e coraggiosa che attraversa tutti i continenti a cavalcioni di una forchetta magica gigantesca. Il suo scopo è sgominare la terribile banda dei “ladri di favole” che sta rubando i racconti fiabeschi in tutto il pianeta, abbandonando l’umanità intera nel baratro del nulla.
Questi ladruncoli, in realtà, non hanno un mandante, semplicemente rubano perché non credono più nel potere della fantasia e il loro furto avviene in un modo molto speciale, ma a spiegarlo in poche chiacchiere si rischierebbe di banalizzarlo, meglio leggere il libro per scoprire il loro arzigogolato trucchetto divertendosi.
Perché oggi un bambino ha bisogno di storie? Che valore hanno in questo tempo liquido?
Le storie hanno valore oggi, come ieri e come ne avevano all’inizio dei tempi. L’umanità ha sempre raccontato storie, perfino ancor prima di inventare la parola. I graffiti nelle caverne erano veri e propri racconti, non dimentichiamolo. Perché raccontare? Perché la realtà in cui siamo immersi, quella fuori e quella dentro di noi, è difficile da spiegare, è complessa, lo è sempre stata. Solo con l’aiuto dell’immaginazione e della fantasia possiamo arrivare a districarci in tanta complessità, guardare oltre il visibile, comprendere il perché del nostro essere. Non è roba da poco, no. Adulti e bambini, tutti noi abbiamo bisogno di raccontarci e di ascoltare il racconto degli altri. Di incrociare i nostri reciproci pensieri, di confrontarci, di raccontarci in che modo abbiamo affrontato e superato le difficoltà. Avvertiamo il bisogno di immaginare insieme per creare nuove realtà in cui vivere, possibilmente felici. E poi, cosa non da poco, le fiabe consolano, divertono, stuzzicano.
Che differenza c’è tra le favole scritte ieri e quelle che si scrivono oggi?
A parte l’ambientazione, credo nessuna. Una buona favola è tale, in qualunque epoca venga scritta. Io alle favole preferisco le fiabe, ma questa è un’altra storia, un gusto personale.
La fiaba per te non è solo narrazione, ma diventa strumento didattico, mezzo per apprendere le discipline scolastiche… ci parli di questo aspetto?
Sono convinta, per le ragioni che elencavo prima, che l’umanità non possa fare a meno di raccontare, soprattutto di raccontare fiabe. Sin dalla loro origine, le fiabe hanno fatto scuola, nel senso letterale del termine. Le fiabe erano “scuola”, ovvero servivano a comprendere la realtà, erano un tentativo di spiegare il mondo, dentro e fuori di noi. Una chiave di lettura importante. Oggi che la realtà è divenuta ancora più complessa e il sistema scolastico fa fatica ad organizzarsi, credo che la fiaba possa tornare nuovamente utile (anche se mai ha smesso di esserlo). Utile come strumento didattico giocoso e completo. Si può studiare tutto attraverso le fiabe, dalle lingue straniere alla matematica, dalla geografia alle scienze. Per questo motivo, ogni volta che scrivo un libro, creo anche degli appositi percorsi didattici per l’utilizzo del testo in classe e, spesso, delle vere e proprie unità didattiche. Le maestre sono entusiaste e questo mi incoraggia a continuare.
E invece della fiaba come mezzo interculturale?
Sì, è uno strumento potente. La storia di Angiolina, la protagonista de I ladri di favole che visita tutti i continenti gustando clima e paesaggi sempre diversi, saggiando culture differenti, scoprendo similitudini ad ogni latitudine, ne è la prova. Ovviamente scherzo, il mio libro non è certo l’unico valido dal punto di vista interculturale. Ne esistono tantissimi, anzi direi che ogni fiaba ha in sé un semino d’intercultura perché le fiabe, quasi tutte, hanno viaggiato molto prima di arrivare a noi. Si portano dietro la geografia del mondo.
Come guardi alla scuola italiana? E alla questione dell’integrazione?
L’integrazione in sé non è un processo difficile, noi esseri umani siamo abituati a mischiarci, la storia ce lo insegna. Dobbiamo, però, imparare a farlo nella maniera migliore, sfruttando la ricchezza della diversità. Tuttavia il sistema scolastico italiano è un po’ in crisi, affaticato. Scarseggiano i fondi, sono pochi gli insegnanti in rapporto ad alunni e studenti, l’entusiasmo non sempre è al massimo. In una situazione del genere i percorsi di integrazione, ovviamente, ne risentono.
Nei tuoi laboratori didattici hai incontrato tantissimi bambini… come sono cambiati negli anni? Cosa hanno in più? Invece, cosa è stato tolto loro?
I bambini sono ancora oggi degli inguaribili creativi. E’ sempre stato così e credo, spero, così sarà sempre. Oggi, forse, i piccoli hanno più timori di un tempo. Quando ero bambina io, ad esempio, non si pensava mai alla morte, non era un problema che ci riguardava. Quando qualcuno moriva l’evento ci veniva presentato come normale, doloroso ma normale. Oggi noto, invece, che la morte è assai presente nei discorsi dei bambini, è un timore concreto, tangibile, forte, un tormento.
Invia un messaggio ai bambini:
ai bambini posso solo dire GRAZIE. Null’altro.
Invia un messaggio agli adulti:
la prima cosa che mi viene in mente è “parlate di più con i piccoli, dedicate loro del tempo, riscoprite insieme a loro la lentezza, soprattutto la lentezza del racconto fiabesco. Abbiamo bisogno di fiabe, tutti.”
29/05/2013
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Rosa Tiziana Bruno è autrice dei libri:
A DIFESA DELLA FIABA