NARRATIVA INTERCULTURALE
“E in Persia, Aladino e la principessa vissero felici e a lungo. Potrebbe darsi che, a cercarli proprio bene, magari con l’aiuto di qualche genio, si riesca ancora oggi a trovarli là” (Aladino, fiaba araba).Dinnanzi a nuovi approcci culturali, etnici e linguistici, la società odierna si ritrova in una posizione di doverosa apertura verso l’altro. Nel caso particolare della fiaba possiamo parlare di “genere narrativo interculturale” in quanto presenta caratteristiche universali e valori comuni: tramite il gioco delle somiglianze e delle differenze, permette di confrontare elementi appartenenti a culture diverse.
Dai tempi dell’oralità all’epoca attuale, la fiaba caratterizza tutti i popoli, così legata alla tradizione orale, sembra possa considerarsi punto nodale di comunicazione e comprensione fra culture anche molto lontane tra loro.
Troviamo le fiabe provenienti dal continente africano, dove i personaggi si scontrano con le dure realtà del luogo, fiabe cinesi ricche di mitologia, fiabe provenienti dalle isole britanniche ricche del folklore tipico, fiabe indiane dove prevale la saggezza e la leggenda dei nativi d’america, fiabe arabe e asiatiche dove atmosfere e insegnamenti sono dettati da secoli di storia e tante ricchezze ancora da scoprire, provenienti da tradizioni diverse dalle nostre occidentali.
Si parla sempre maggiormente della capacità della fiaba di legare culture e storie dal mondo. Molte possono essere le proposte didattiche sull’utilizzo della fiaba come tappa dello sviluppo del bambino, come possibilità di ancorare affettivamente ed emotivamente il suo immaginario a culture, ambienti, protagonisti lontani. Merita dunque di essere sottolineato il potenziale e la valenza educativa della fiaba anche per sensibilizzare i bambini verso società multietniche. Lavorare con la fiaba multietnica diventa allora un’esperienza educativa significativa, soprattutto se riusciamo ad arricchire la valenza aggregativa e partecipativa della parola con altri codici, facendo nascere nel bimbo il desiderio di confrontarsi con gli altri per comprendere la diversità senza disprezzarla.
Un buon metodo è quello di suscitare la sua curiosità attraverso il racconto stimolandolo in modo naturale e spontaneo per avvicinarlo a qualcosa di sconosciuto.
Dunque, fiaba come “perfetto oggetto multiculturale”, dove convivono in straordinario equilibrio l’universalità e la specificità, la dimensione onirica e la terrestrità, la proiezione nel futuro e lo sguardo al passato, l’utopia e il realismo. Miti e fiabe ci riportano ad archetipi comuni della specie, considerando nello stesso istante lo specchio di un mondo dove vengono evidenziati i caratteri tipici delle popolazioni, e scoprire così che Cenerentola è presente in seicento versioni planetarie: c’è sempre una brava ragazza, emarginata dalla sua stessa famiglia, che, grazie ad eventi magici ha la possibilità di partecipare alla festa del principe, il quale si innamora di lei, ma la fanciulla perde la scarpetta. Il principe allora mobilita i suoi servitori affinché la ritrovino, e alla fine, dopo varie peripezie, lo scopo sarà raggiunto, con matrimonio finale.
Dunque, da un lato la fiaba ci fa entrare nell’immaginario e nella cultura di un popolo, in quanto rappresenta i sogni, le aspirazioni, i desideri profondi; dall’altro ci rimanda alle innumerevoli analogie e somiglianze fra luoghi e ambienti fra loro distanti: il bene e il male, le prove e l’eroe, la principessa e gli spiriti malvagi, le tappe della vita e della crescita sono motivi presenti in tutte le narrazioni.
Articolo scritto dalla dott.ssa Rita Bimbatti, pedagogista e sociologa della salute