L’ ALBERO VAGABONDO
“La natura non è un compromesso”: ecco uno degli slogan che fa eco dal 15esimo vertice Onu di Copenaghen sul clima del nostro pianeta. La richiesta di una “giustizia climatica” arriva dai comuni abitanti ed è diretta ai capi di stato, affinché creino uno scudo robusto contro il disfacimento ambientale che colpisce e colpirà la nostra Terra. Un grande evento che a molti suona ridondante, se gli stati non si attiveranno in maniera decisa e compatta. Anche perché chi decide ora quanti anni avrà nel 2050 (scadenza per la riduzione delle emissioni inquinanti del 50%)? E’, quindi, davvero interessato a lasciare un’eredità pulita? Lo scetticismo regna sovrano!
Nella attesa c’è da dire che proprio gli uomini comuni si muovono attraverso canali più semplici ma efficaci. Senza planetarie risonanze, senza summit vanitosi. Piccoli movimenti garbati e delicati che richiamano l’attenzione di circoscritte comunità per innescare azioni di salvaguardia del territorio locale.
Siamo in Irpinia, terra bistrattata da una catastrofe naturale terremoto del 1980 e da operazioni amministrative che poco hanno sostenuto l’ambiente (basta solo ricordare l’emergenza rifiuti del 2009). E’ in questo angolo del nostro pianeta che un fiore nel cemento è cresciuto, grazie alla sensibilità dell’artista GIOVANNI SPINIELLO e di suo figlio VIRGINIANO.
Con loro un ALBEROVAGABONDO, originale installazione dall’anima ecologica, ha svegliato qualche coscienza assopita ed ha educato gruppi di bambini ad una consapevolezza: l’ambiente naturale va assistito e va tutelato da incursioni e da superficialità umane.
L’arte per provocare, l’arte per denunciare, l’arte per sensibilizzare. L’Albero Vagabondo è lo sfondo integratore di una campagna tutta irpina dell’Ass. Culturale Giovanni Spiniello a difesa dell’ambiente locale.
Da dove nasce l’idea di questo singolare oggetto artistico?
L’albero vagabondo è una installazione artistica creata da Giovanni Spiniello ed è una iniziativa di tutela ambientale ideata e progettata da Virginiano Spiniello, rispettivamente vicepresidente e presidente dell’Associazione culturale AGS. L’evento/intervento, quindi, ha più matrici.
- La funzione dell’arte nel sociale e dalle feste del colore, dagli incontri con i bambini che Giovanni porta avanti fin dalla fine degli anni ’60.
- Nasce dalla favola del re e della regina albero perché l’albero, in particolare, è il simbolo del rispetto e dell’amore per la natura.
- L’ esigenza di tutelare i boschi irpini e campani.
Il suo viaggio è iniziato sui tetti del centro storico di Avellino nel Natale 2008, ma ha incontrato i bambini per la prima volta a S. Stefano del Sole il 6 giugno sui Monti Picentini. A fine giugno, si è spostato a Cairano per protestare contro la discarica sul Formicoso. A luglio ha incontrato i 150 giurati più piccoli del Festival del Cinema di Giffoni, abbandonando l’Irpinia per un po’, ma non staccandosene molto, visto che Giffoni Valle Piana è all’interno del Parco Regionale dei Monti Picentini. In autunno si è trasformato nell’Albero Metamorfo ritornando a S. Stefano del Sole, nei luoghi simbolicamente ripuliti dai grandi su segnalazione dei più piccoli. Mentre l’Albero Vagabondo è l’urlo dello spirito dell’albero che si forma dai rifiuti abbandonati ad insozzare le sue radici, il Metamorfo è la sua trasformazione in un albero fatto di elementi naturali, indicando la speranza che i bambini hanno saputo dare invitando i grandi a ripulire i boschi.
In prospettiva ci piacerebbe portare l’Albero fuori dall’Irpinia (e di nuovo sulle montagne e nei paesi dell’Irpinia e nei boschi campani) per entrare in contatto con altre realtà che si occupano degli stessi problemi o di problemi similari, quindi è davvero un piacere fare questa intervista con mondodiluna.it e avere modo di esporre meglio le nostre idee. Prossimamente realizzeremo un altro sito che sarà raggiungibile da quello ufficiale e sarà realizzato esclusivamente con i contributi dei bambini. Quindi l’oggetto artistico e l’artista, nella comunicazione su internet, lasceranno ampio spazio al messaggio sociale che è la ragione di fondo dell’Albero Vagabondo e Metamorfo.
GIOVANNI : la realtà dei materiali proviene dalla denuncia. Il poliuretano è stato scelto per dimostrare che anche un prodotto sintetico, tossico, nemico della natura può invece essere riutilizzato e trasformato in un suo alleato, rappresentando il totem del nostro sogno di rispetto estremo e riciclaggio di elementi e rifiuti che vengono, invece, da noi recuperati diventando parte integrante dell’opera. Il poliuretano è un materiale leggero e molto malleabile e resistente, ma è l’insieme dei materiali che compongono l’albero, come ferro, legno, rami e molti altri composti di recupero che permettono di veicolare il messaggio più importante: evitare gli sprechi riutilizzando ciò che potremmo facilmente gettare, producendo così nuovi rifiuti e generando un circolo vizioso. Il Metamorfo capovolge questo senso di disagio con l’accoglienza di materiali naturali, vivi, colorati.
VIRGINIANO : il messaggio nasce dall’attacco al territorio irpino e campano, dall’indifferenza e dalla spettacolarizzazione dell’immondizia, dall’utilizzo dell’ambiente come semplice pattumiera. Il territorio non è il tappeto sotto cui Paperino buttava i rifiuti una volta finito di ramazzare. E’ ben altro l’uso che i bambini dovrebbero imparare a farne. Ma, in primo luogo, dal masochismo di tutti quegli adulti che vanno in montagna e buttano la propria busta di immondizia perché troppo pigri per differenziare e delle imprese che eliminano i rifiuti in maniera economica. E non è un problema solo meridionale. Basti pensare che in Italia si continua a non penalizzare il danno ambientale e che la legge italiana, in materia di rifiuti, ha tutta una serie di buchi che sarebbe troppo lungo anche solo accennare. Tutte queste riflessioni hanno portato mille discussioni tra me e mio padre e insieme abbiamo pensato di provare a fare qualcosa, per quanto ci era possibile. Da questa esigenza è nato il messaggio dell’Albero Vagabondo e la sua gestazione è durata almeno due anni nella fase finale, ma riprende tutto il percorso artistico di una vita, che mio padre ha portato avanti nei suoi interventi nel sociale e nel suo percorso figurativo e segnico.
“La storia di questo albero racconta di una madre terra assopita, di elementi naturali flebili che non riescono a contrastare le disattenzioni umane. L’immediata conseguenza è rappresentata da fasi moribonde del paesaggio e delle sue parti . Poi ad un tratto lo spirito di sopravvivenza prevale e l’Albero, a rappresentanza della sua famiglia, decide di capeggiare la rivoluzione, mettendosi in cammino per comunicare con i suoi carnefici, attraverso la parte più solida e più attenta della nostra società: i bambini. Proprio loro, i piccoli cittadini dell’irpinia come hanno reagito a questa fiaba sociale incarnata dal re Albero, un personaggio che hanno potuto toccare, guardare, odorare?”
Giovanni: “I bambini sono stati come sempre entusiasti anche perché il mezzo utilizzato, il gioco, permette di comunicare nel migliore dei modi. Attraverso i colori abbiamo permesso loro di partecipare attivamente e di contribuire anche praticamente e simbolicamente alla pulizia dei luoghi inquinanti, che riprendono vita proprio grazie ai loro disegni. Disegni appesi agli alberi a testimonianza che quei luoghi, prima inquinati, sono stati ripuliti e come monito per gli inquinatori, invitati a non ripetere simili gesti incivili”.
Virginiano: “A dire il vero i bambini hanno tanto da insegnarci. Il problema sono i grandi che non permettono loro di continuare a sognare, rendendo tutto più difficile, mettendoli di fronte una realtà cruda e competitiva, in cui lo spreco è visto come una necessaria e insopprimibile conseguenza della competizione e dell’affermazione”.
L’Albero Vagabondo, successivamente, subisce una mutazione: diventa l’Albero Metamorfo. Cosa rappresenta, è il messaggio di un’evoluzione, di un lieto fine per la sopravvivenza del nostro pianeta?
L’albero Metamorfo è stato ideato e progettato insieme e rappresenta la speranza. Diciamo che l’Albero Vagabondo è l’araldo, il Metamorfo è il finale positivo. Non sempre il Metamorfo tornerà dove sarà passato l’Albero Vagabondo. Questo perché non tutti avranno voglia di pulire, o le istituzioni preposte spesso non se ne interesseranno. A noi basta anche una pulizia simbolica, che ci aiuti a mandare un segnale ai bambini. Non pretendiamo di modificare le abitudini e le consuetudini in un’estate o due. Ci interessa realizzare le feste del colore e ci piacerebbe tornare con il Metamorfo ad appendere i segnali del nostro passaggio, dove il territorio è stato ripulito. Ma possiamo anche semplicemente andare in montagna, o dove ci chiameranno, ad appendere le tavolette dei bimbi aspettando che poi si pulisca.
Voi che cosa avete imparato da questa esperienza?
Quest’esperienza è un continuo insegnamento e i maestri sono proprio i bambini che con il loro entusiasmo e la loro fervida fantasia indicheranno percorsi e modi di reagire ai mali della società, nuovi luoghi ingrigiti da colorare.
Ora a che punto siamo? L’Albero dov’è e cosa sta pensando di fare per continuare a diffondere il suo messaggio?
Ora l’Albero riposa. E’ inverno e ha perso tutte le sue foglie (metaforiche e reali visto che i rami freschi sono diventati secchi). Rispetto all’anno scorso è più contento perché gli fa compagnia il Metamorfo. Crediamo che tra loro parlino, si raccontino delle storie, delle favole. Perché la favola è il mezzo più importante che abbiamo per insegnare e imparare insieme ai più piccini. La favola ci permette di ridiventare bambini e di immaginare scenari nuovi; nel regno della fantasia è tutto ancora aperto e non chiuso e grigio come i grandi ce lo rappresentano in questo nulla che avanza. Lo spirito dell’albero, però, è ancora molto arrabbiato. Vorrebbe inviare il Metamorfo nei luoghi ripuliti, anche simbolicamente, però sa che toccherà a lui per primo uscire e allora sogna delle sue montagne, sperando di ritornarci in primavera, se qualcuno lo inviterà di nuovo.
Di Alberi Vagabondi, in senso figurato, ce ne sono tanti. In ogni montagna o bosco italiano esistono alberi che chiedono aiuto. Cosa direbbero ai bambini? E cosa direbbero a noi adulti?
Giovanni: gli alberi direbbero ai bambini di tenere gli occhi aperti e di essere severi con gli adulti, per non consentirgli di distruggere la loro casa, il mondo, salvando la terra, a cominciare dai piccoli gesti quotidiani. Gli alberi direbbero poi agli adulti di consumare meno producendo meno rifiuti e di avere rispetto per la natura.
Virginiano: chiederebbero una pausa, un momento per riprendere fiato. Sarebbe già una gran cosa…
L’Associazione Culturale Giovanni Spiniello nasce in Irpinia. Il colore che rappresenta questa terra è il verde e la sua essenza è attribuita proprio alla rigogliosa vegetazione che abbraccia la zona. Com’è lo stato di salute dell’ambiente circostante e cosa vorreste donare, perchè manca, ai bambini irpini?
La consapevolezza, ma non il terrore del futuro. Questo vorremmo donare. Non l’ignoranza dei problemi, ma nemmeno il distruttivo pessimismo che inchioda l’azione e la riflessione utile al miglioramento. Spesso noi grandi guardiamo i più piccoli e non ci riconosciamo più. Dimentichiamo che i valori da trasmettere non sono le regole ma la comprensione e l’utilità del rispetto delle regole. L’aver cura. L’ambiente irpino è vasto, enorme e poco densamente abitato, soprattutto le zone dell’Alta Irpinia e i boschi sui monti Picentini. Si sente parlare dei problemi della spazzatura nelle città (che prima o poi si risolvono spostando tutto in campagna), ma non c’è nessuno che si alza in piedi per parlare dei boschi e delle sorgenti. Boschi che c’erano prima di noi, prima dei nostri bambini e che vorremmo continuassero ad esistere il più a lungo possibile. Non si parla del fatto che l’Irpinia con le sue sorgenti dà da bere a milioni di persone, del fatto che i prelievi indiscriminati di acqua dalle sorgenti, compromettono gravemente il nostro ecosistema. Non si parla del raddoppio della Pavoncelli Bis che porterà ancora più acqua dall’Alta Irpinia alla Puglia. Nessuno parla della discarica di Savignano che è quasi satura, né della mancata bonifica di quella di Difesa Grande. Né dei cittadini irpini e della loro mancanza di rispetto verso quelle montagne da cui tanto potrebbero ricevere e hanno ricevuto. Di troppe cose non si parla e non serve parlarne, mentre di tante si parla inutilmente e sarebbe meglio non sentirne parlare. Meglio incontrare i bambini dei paesini e sperare di riuscire a fare più feste del colore possibili, augurandoci che avranno meno difficoltà a sversare, un giorno, rifiuti in montagna o nei fiumi irpini e che diventeranno consapevoli della magnifica bellezza dei posti in cui abitano, dove volano ancora poiane e corvi e dove la maggior parte di loro ha visto una volpe attraversargli veloce la strada.
Chi è Giovanni Spiniello?
Giovanni Spiniello è uno scultore, pittore, incisore, un artista irpino che ha scelto di vivere e operare nel suo territorio dopo aver partecipato alla Biennale di Venezia nel 1968, alla Quadriennale di Roma nel 1975 e dopo essere stato segnalato Bolaffi da Crispolti nel 1978. Inventore della fossilizzazione oggettuale, si occupa di arte nel sociale dagli anni ’60, da quando realizzava interventi sulle aie dei contadini, facendo camminare gli asini sulle tele, lasciando le loro impronte dopo aver intinto gli zoccoli nella vernice, come pennelli. Il suo sito è www.giovannispiniello.it
Chi è Virginiano Spiniello?
Virginiano è il figlio di Giovanni Spiniello. E’ un docente precario di sostegno, collabora con il Suor Orsola dove quest’anno tiene un tirocinio sul marketing ecologico e la creazione di eventi ambientali. Negli anni scorsi si è occupato di comunicazione d’impresa. Ha lavorato come consulente nei settori del marketing territoriale, project management e comunicazione integrata.
12/12/2009
L’ ALBERO VAGABONDO