DANZA SENZA BARRIERE
Tutti gli uomini sono uguali ed hanno tutti il diritto di esprimere le proprie potenzialità artistiche… e tutti, proprio tutti possono danzare. Con le proprie diverse abilità a ciascuno deve essere consegnata la possibilità di fare nuove esperienze, di sentirsi rinnovati e superare i limiti, quelli del proprio corpo.
In America, alla fine degli anni ’80, grazie ad Alito Alessi, danzatore e coreografo, direttore della Joint Forces Dance Company, nasce una nuova tecnica di danza e d’improvvisazione, che permette a persone con differenti abilità fisiche di incontrarsi, per creare, per vivere insieme. Danceability è un’opportunità per persone affette da menomazioni a non restare in isolamento, a non limitare sperimentazioni emozionali, fisiche e mentali. Ma è un’esperienza valente anche per chi non soffre di disabilità.
Danceability non è una “terapia”, né una “danzaterapia”, ma un’espressione artistica e creativa vera e propria.
Un percorso anche didattico che rafforza l’integrazione in una società sempre di più selettiva e competiva e ancora poco aperta alla diversità. Mondodiluna.it ha indossato la fede di questa filosofia, credendo che la divulgazione di questa tecnica possa contribuire al suo uso maggiore nelle scuole e nelle attività riabilitative private di tantissimi bambini italiani.
Per informare e capire abbiamo contattato Manuela Dalla Vecchia, da molti anni al fianco delle disabilità, danzatrice. Con la Cooperativa Schio Solidale, di Vicenza, la maestra Dalla Vecchia realizza numerosi corsi di Danceability per i bambini ed i ragazzi di scuole materne, elementari e medie, ritenuti da insegnanti, genitori ed alunni un’esperienza importante a livello emotivo e formativo.
Manuela, ci spieghi la tipologia dei corsi che lei organizza per i bambini delle scuole materne e primarie?
I corsi vengono organizzati dalle insegnanti, in particolare dalle docenti di sostegno. Vi partecipano tutti bambini della classe, compresi alcuni ragazzi disabili della mia cooperativa, così mi è piu’ semplice parlare di diversità e di rispetto verso gli altri. Durante gli incontri i bambini imparano soprattutto a stare insieme, a rispettare le regole e a muoversi nello spazio. Li faccio salire sulla sedia a rotelle, provano a camminare ad occhi bendati, fanno dei piccoli tentativi di contatto tra loro, magari aiutati da musica dolce (e quanta fatica fanno). Per loro è un gioco che alla fine si trasforma in esperienza di vita.
Chi sono i bambini che partecipano, di quali sindromi sono affetti?
Non c’è differenza. Partecipano tutti, anche perché in base alla loro età costruisco la lezione, siano essi abili che disabili. In alcune classi non ci sono disabili, in altre ci sono bambini autistici oppure con sindrome di Down. altri solamente certificati per piccoli disagi mentali.
Quali sono i benefici che i piccoli traggono dalla danceability? Che cosa imparano?
Imparano a stare insieme, a non avere paura del diverso. Penso che in tutti i casi, sia abili che disabili traggono dei benefici: i primi ad avere rispetto, gli altri ad essere integrati nel gruppo.
Si tratta di corsi, naturalmente, a pagamento. Come mai, se sono così efficaci, non sono inseriti in un piano pubblico di riabilitazione, per essere alla portata di tutti?
Tutto sta nella sensibilità degli insegnanti e qualche volta anche dei genitori. Proprio quest’ultimi non vogliono che il loro figlio “perfetto” sia a contatto con qualcosa che non conoscono. E’ vero pero’ che siamo ancora all’inizio e molti non conoscono la Danceability… c’è ancora tanta strada da fare.
Com’è la richiesta da parte delle scuole?
Molto bassa. Come ho già spiegato prima sono gli insegnanti e i dirigenti dei plessi scolastici che dovrebbero sensibilizzare i genitori e gli alunni. Le proposte di progetti sono molte e qualche volta si preferisce organizzare quelle meno costose… o meno difficoltose.
Quali sono le difficoltà che questa tecnica incontra in Italia?
La difficoltà principale è trovare lo spazio idoneo dove poter svolgere i corsi: palestra riscaldata con pavimento confortevole, accessibile alle carrozzine, bagni attrezzati e, soprattutto, la disponibilità di tempo: prima ci sono le partite, le manifestazioni ecc… poi se resta lo spazio … Lo so, sono un po’ sarcastica ma purtroppo nella nostra società le difficoltà maggiori provengono dalle istituzioni e non dalle persone che hanno voglia di incontrarsi e stare insieme per un po’ di tempo e danzare e muoversi in piena libertà.
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