KEKEC, AMICO DEI BAMBINI SLOVENI
Siamo appena rientrati da Kranjska Gora, piccolo paese della Slovenia.
Il paese situato nell’alta valle della Sava, è un luogo protetto da montagne altissime, quelle delle Alpi Giulie e delle Caravanche, dove in questo periodo la natura disegna con maestria il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile. Discese e risalite, rigoli d’acqua e distese lacustri, cabinovie che permettono di superare grandi dislivelli e raggiungere spazi garbatamente antropizzati nel cuore delle montagne, aria pura, buon cibo e profumo di semplicità.
In giro girando, tra bancarelle e vetrine, siamo stati attratti da un personaggio confezionato con materiali poveri: legno, cordoncino e panno lencio. Una specie di burattino fatto a mano. Il suo nome è Kekec e l’artigiana che l’ha confezionato ci ha spiegato che Kekec, in Slovenia, è l’eroe dei bambini, paragonabile al nostro Pinocchio.
Si tratta di un pastorello, personaggio chiave delle novelle dello scrittore locale Josip Vandot.
Bambino vivace, coraggioso e ingegnoso, Kekec è sempre a caccia di avventure, ritrovandosi spesso nei guai, ma capace di uscirne vincente. Egli, però, non è solo. Con lui ci sono la gentile Mojca e il pauroso Rozle. Insieme incontreranno il malvagio Bedanec, la misteriosa zia Pehta e il saggio Vitranc.
Abbiamo acquistato Kekec e con esso abbiamo ricevuto una delle sue storie. Una di quelle umili, di un tempo passato, in cui i bambini avevano un rapporto privilegiato con la natura…
“Tanto tempo fa, in un posto lontano, viveva un pastorello chiamato Kekec.
Era orfano e così la gente del villaggio gli affidava le pecore. Era un bravo ragazzo, ma un po’ birichino. Quell’anno gli fu chiesto di andare sui monti con un altro pastore, debole e pauroso, di nome Rozle, e con Mojca, gentile e cieca, figlia dei signori che gli avevano chiesto di badare alle pecore.
Dopo essersi sistemati in una casetta in cima alla montagna, Rozle iniziò a raccontare la storia di una donna malvagia, abitante della foresta. Si trattava di Pehta, reietta che odiava le persone, specialmente i bambini… ma… ad un tratto… al di là della finestra apparve proprio Pehta che scomparve poco dopo.
Il giorno dopo Kekec e Rozle si presero cura delle pecore. Mojca, sebbene fosse cieca, andò a prendere l’acqua alla fontana e a raccogliere fiori. Improvvisamente sentì una strana voce. La voce profonda le chiese di avvicinarsi e di seguirla in un luogo pieno di fragole succose, in attesa di essere colte. Lungo il cammino la voce svelò la sua identità: era Pehta. Mojca iniziò a piangere, ma la donna le chiese di smetterla perchè lei poteva aiutarla a riavere la vista. Raccontò che c’era un fiore i cui petali, una volta all’anno, potevano essere utilizzati per la preparazione di una medicina contro la cecità. Ma la piccola Mojca continuò a piangere e Pehta si arrabbiò colpendola.
All’imbrunire Kekec e Rozle, non vedendo rientrare l’amica, iniziarono a spaventarsi e a cercarla seguendo le sue tracce. Sul cammino trovarono, invece, le tracce di Volk, cane di Pehta. Raggiunsero la profonda foresta e trovarono la casetta della reietta. I due pastorelli scoprirono che Mojca era prigioniera della donna e cercarono di architettare un piano per liberarla. Pehta li sentì parlare e ordinò al suo cane di spaventarli. Rozle, infatti, pauroso com’era, si arrampicò sulla chioma di un albero mentre Kekec cercò di liberarsi del cane rabbioso. Mojca scappò via. Petha allora urlò: stupida bambina avrei potuto aiutarti a riavere la vista. Kekec ascoltò le parole della donna, attese che i compagni si allontanassero e si fece catturare per ottenere la medicina. La convivenza con Pehta non fu felice. Kekec fu trattato molto male e scoprì che Petha picchiava spesso il suo cane. Un giorno provocò la donna: tu sei una bugiarda, non credo che tu possa ridare la vista alla mia amica. Pehta si arrabbiò e andò alla ricerca del fiore miracoloso.
Durante la sua assenza Kekec e il cane Volk divennero amici. Al suo ritorno, Petha si chiuse in una stanza e cominciò a preparare la medicina. Dopo qualche giorno uscì dal suo laboratorio e si avvicinò a Kekec per comunicargli che la medicina era pronta. Volk iniziò ad abbaiare, Pehta cominciò ad agitarsi, Kekec le si avvicinò e spaventadola le fece cadere la medicina. Lui afferrò velocemente la fialetta e iniziò a scappare. Pehta diede l’ordine al cane di prenderlo ma Volk le ringhiò contro. Petha capì che anche il suo cane non la sopportava più e decise di andarsene per sempre.”
KEKEC, AMICO DEI BAMBINI SLOVENI